di Pino Carbone e Anna Carla Broegg
con Giandomenico Cupaiuolo, Anna Carla Broegg
musiche Camera
soggetti grafico-scultorei Stefania Agostiniano
foto Mena Rota
assistente alla regia Ilaria Quintas
regia Pino Carbone
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
in collaborazione con AreaBroCa, l’Asilo, Chiaradanza
Note di regia
(…) La serie del penar è lunga, ahi, troppo,
a chi vive in angosce il tempo è zoppo (…)
Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi
libretto di Giacomo Badoaro
DuePenelopeUlisse nasce come studio sulla relazione in quanto materia umana e teatrale.
Lo fa dando voce e corpo ai due protagonisti dell’Odissea di Omero, nell’attimo in cui si ritrovano dopo venti anni di lontananza. Li coglie nel momento in cui il mito si fa dimensione privata, intima.
L’Odissea diventa un dialogo tra l’attesa e il ritorno, tra il desiderio che muove e il desiderio che paralizza, tra Ulisse e Penelope.
Diventa un dialogo su tutto quello che crea distanza, separazione, differenza ancora una volta.
Il ruolo di Ulisse, la voce di Penelope.
Lo spettacolo non si concentra sullo svolgimento di una storia perchè quello che doveva accadere è già avvenuto. Il centro del lavoro sono le conseguenze di un testo già scritto, che ha definito bene chi è protagonista e chi comparsa. Chi ha il potere del consenso pubblico e chi è stato ignorato. Chi ha bisogno di portare a compimento ciò che è stato deciso e chi non lo condivide, ma se lo trova dinanzi, potente, ingombrante, fermo, forte.
È un dialogo su uno stato di cose, sull’accettazione o sul rifiuto.
È il dialogo tra l’Eroe e l’Altro e nessuno dei due può fare a meno di essere quello che è.
DuePenelopeUlisse è un lavoro sull’atto di liberarsi, non sul concetto di libertà.
È un lavoro sulla pratica del rifiuto. Il rifiuto del “così è”, del “così si fa “, il rifiuto di dover accettare l’eroe come verità.
È una battaglia contro la verità come dato di fatto.
Il testo, una drammaturgia interamente originale, fatto salvo che per la trama (che resta fedele a quella del poema di Omero) è stato scritto dal regista e dall’attrice che interpreta Penelope.
Il testo è nato da un gioco drammaturgico: il regista uomo ha scritto le parole di Penelope, l’attrice donna ha scritto le parole di Ulisse, in un rovesciamento dei punti di vista che lascia pregiudizi e facili sentenze sui personaggi necessariamente fuori dalla pagina.
Anche la musica è originale, e ha accompagnato sia la fase di scrittura, che di messa in scena, innescando un altro dialogo, un’altra convivenza, un altro gioco di specchi e di ispirazione reciproca.
Il lavoro si è nutrito di due ispirazioni performative, l’incontro tra Marina Abramovic e il suo compagno storico Ulay, dopo trent’anni di lontananza, in“The Artist is Present” al MoMA di NewYork e “Il ritorno di Ulisse in patria” di Monteverdi, melodramma, che abbiamo attraversato nel testo come un ponte tra il mito e il contemporaneo.
La struttura drammaturgica del lavoro segue la struttura del melodramma: Ouverture, Duetto, Recitativo, Aria, Finale.
L’Odissea del ritorno e l’Odissea dell’attesa si siedono ad un tavolino, l’uno di fronte all’altro, nel presente di una verità scenica. Dopo un respiro profondo, si accomodano nell’esasperazione e nell’iperrealismo di un momento scenico dichiaratamente diretto, dichiaratamente performativo.
Dichiaratamente aperto allo sguardo del pubblico, chiamato ad essere testimone di una costruzione attiva e contemporanea del lavoro, attoriale e registico.
DuePenelopeUlisse è un cantiere aperto, un’opera in costruzione, un’opera seria, un’opera buffa, un’opera.
le foto
foto di Mena Rota
le foto
foto di Rossella Frezza
_
video Daniele Cirillo