Muratori

di Edoardo Erba
con (in o. di a.) Massimo De Matteo, Francesco Procopio, Angela De Matteo
costumi Alessandra Gaudioso
scene Luigi Ferrigno
musiche Floriano Bocchino
regia Peppe Miale
luci Salvatore Palladino
aiuto regia Giordano Bassetti
assistente scenografo Sara Palmieri
assistente alla regia Roberta Rossi Scala
si ringraziano Teatro Bellini, Théâtre de Poche

produzione Ente Teatro Cronaca

Napoli
17 ottobre/5 novembre 2023 – Teatro Piccolo Bellini | orari e biglietti

Formia
11 novembre 2023

Marcianise (Caserta)
14 aprile 2024, Cine Teatro Ariston

Portici (Napoli)
15 aprile 2024, Cinema Teatro Roma

Sant’Arpino (Caserta)
17/19 aprile 2024, Teatro Lendi

Salerno
20/21 aprile 2024, Cinema Teatro Delle Arti

Arzano (Napoli)
4 novembre 2022 – Teatro Eduardo De Filippo

Napoli
22 novembre/11 dicembre 2022 – Piccolo Bellini, Napoli | acquista

Scafati
14 aprile 2023

Roma
19-24 ottobre  2021 – Teatro Sala Umberto

Napoli
29-31 ottobre 2021 – Teatro Sannazaro

Debutto: 10 e 11 luglio 2021, Campania Teatro Festival

In distribuzione per la stagione teatrale 2022/2023

La celebre commedia di Edoardo Erba, messa in scena per la prima volta in lingua napoletana, affronta un tema quantomai attuale: la crisi dei teatri sempre più sacrificati per fare spazio a lucrosi mega-supermercati. Tra esilaranti scambi comici e momenti di profonda riflessione, una storia di amicizia, rivincita e conflitti sociali che è un inno d’amore al teatro.

 Note di regia

In una notte sospesa e infinita due muratori si insinuano illegalmente in una sala teatrale al confine con un supermercato per realizzare un muro abusivo. Il fine è quello di allargare gli spazi del contiguo esercizio commerciale su mandato del proprietario del palazzo che contiene i due locali. Ma la magia di quel luogo che sta per essere violato vive rappresentandosi in presenze presunte, rumori sinistri, luci irregolari, inducendo perplessità e domande nelle menti e nei cuori dei nostri due anti-eroi. Quando poi si palesa un’incantevole figura di donna, tale signorina Giulia, che appare ora all’uno ora all’altro, ecco che Germano e Fiore nella più assoluta inconsapevolezza, quasi prede di un sortilegio, accennano a citazioni di parole testi e immagini che rimandano al luogo che stanno abitando in quella strana notte. E i due poveri lavoratori, cui la notte e la stanchezza avevano già offerto il destro per parlare dei massimi sistemi pur sempre in coerenza con la loro identità, si confrontano anche duramente fino addirittura a creare i presupposti per scombinare il sodalizio edile che avevano cercato di avviare, lasciando sul terreno di quella contesa i rottami delle rispettive esistenze.

Rottami che poi sono anche i rottami di quell’abusivo muro che stanno realizzando e che scopriremo se riuscirà a diventare impresa compiuta. È il teatro che prova a sopravvivere sublimando se stesso in un viaggio infinito che vale proverbialmente più della meta.
Il testo di Edoardo Erba naviga tra rigogliosi orizzonti di concreta e raffinata comicità e, mai disdegnandole anzi sublimandole, piccole sorprendenti e sostanziali soste in acque che demandano ad un’acuta riflessione sulla condizione umana.

E se nella nostra lettura, la retorica potrebbe rappresentare facile inciampo, è nostro desiderio provare a denunciare che, se è vero come è vero, che il momento pandemico in essere costringe ad una crisi della cultura (di cui il Teatro è solo fra le più alte rappresentazioni), è pur vero che l’Autore già nel 2002 ci segnalava che c’era chi desiderava che la cultura fosse murata in un supermercato.

Ed è quindi sempre nostro compito provare, con umiltà, ad essere quella signorina Julie che crea le condizioni affinché i muri non si sostituiscano ai sipari.

Peppe Miale

ll testo di Muratori è nato in Italiano. E a me pareva bello così. Ma lo lesse Franco Quadri e mi telefonò subito: senti, il testo è ottimo, ma la lingua non va, rende poco credibili i personaggi. Io ci vedrei un dialetto, o almeno una forte cadenza regionale. Così nacque Muratori in romanesco, frutto di un minuzioso lavoro del gruppo che l’avrebbe poi messo in scena: Massimo Venturiello, Nicola Pistoia, Paolo Triestino ed io. L’edizione romana fu un successo che si prolungò per sedici stagioni consecutive. Un piccolo record, per lo meno per la mia drammaturgia.

Esaurita questa versione – che ne aveva figliate due: una in tedesco e l’altra in friulano – oggi Muratori riparte da Napoli. Con un gruppo di lavoro fresco, competente, motivato. Per la napoletanizzazione del testo abbiamo lavorato tutti insieme, esattamente come s’è fatto per il romanesco: una settimana di studio e lavoro, di confronto serrato, parola dopo parola, battuta dopo battuta. È rinato un testo di cui sono entusiasta. E grazie al lavoro di Geppi Liguoro, di Peppe Miale, di Massimo ed Angela De Matteo, di Francesco Procopio, di Luigi Ferrigno e di tutti gli altri – vorrei citarli uno a uno perché sono tutti meritevoli – ha generato uno spettacolo memorabile. Vedendolo in scena al Campania Teatro Festival ho avuto l’impressione che appartenesse naturalmente alla tradizione del teatro napoletano. E per un pavese come me, credetemi, è un’emozione impagabile. Muratori non ha solo cambiato lingua, ha cambiato umore, è un’altra cosa. Perciò chi ha già visto lo spettacolo in versione romanesca, può tuffarsi in quest’altro viaggio, con la certezza di trovarsi di fronte a qualcosa di assolutamente nuovo.

Napoli non è una città, è un mondo. E questo mondo è in grado di assimilare tradizioni diverse e farle proprie. Penso alle canzoni di Pino Daniele, dove il blues, la musica brasiliana e tante altre suggestioni, diventano carne e sangue di questa città, come se le fossero appartenute da sempre. C’è a Napoli – ma non sono certo io a scoprirlo – una creatività diffusa, un’agilità di pensiero e una capacità di accoglienza unica e sorprendente. E io sono felice di sentirmi ostinatamente chiamare Eduardo invece di Edoardo, perché in quel cambio di vocale percepisco la stima e l’affetto di cui sono circondato. Presentarsi come autore a Napoli è come fare un esame difficilissimo, davanti a un pubblico severo. Grazie al lavoro di questa splendida compagnia, credo di aver superato la prova. Ringrazio tutti, uno per uno, e mi auguro che questo sia il primo di una serie di lavori che trovino proprio in Napoli stimolo e ispirazione.

Edoardo Erba

 

Una rappresentazione che ha entusiasmato e divertito il pubblico che al termine ha tributato interminabili applausi agli attori e a tutti i componenti della compagnia. […] Bella rappresentazione, interessante drammaturgia, ottima resa degli attori, scenografia minimale che evolve nel corso della rappresentazione ad opera degli stessi attori, luci coerenti alle scene e musica appropriata elaborata dalle ottime doti del noto maestro Floriano Bocchino. Un lavoro che conquisterà innumerevoli platee per la certezza di successo che assicura.
Pino Cotarelli, TeatroCultNews

Ottima regia di Peppe Miale. […] tre Bravi protagonisti, artefici d’un enigmatico quanto sensuale incontro che li ha travolti e forse cambiati.
Gigi Giacobbe, Sipario

Gennaro e Fiore sembrano immobili come Estragone e Vladimiro in Aspettando Godot, fissati a terra come l’albero che nell’opera di Beckett domina la scena. A questo realismo iniziale si sovrappone una dimensione onirica.
Carolina Germini, LiminaTeatri

La convincente regia di Peppe Miale e l’ottima messa in scena rendono lo spettacolo coinvolgente e avvincente, tra momenti di esilarante comicità e d’intensa commozione.
Elena Costa, Kirolandia

Procopio e i De Matteo raccolgono il testimone di questo gioiellino con rispetto e con la bella regia di Peppe Miale ridanno vita ai tre personaggi che per tanti anni ci hanno tenuto compagnia nei nostri racconti di teatro.
Paolo Leone, Corriere dello Spettacolo

foto Anna Camerlingo

foto Flavia Tartaglia | Teatro Bellini 2023

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