da Don Chisciotte de la Mancia di Miguel de Cervantes

regia Mariano Rigillo

musiche Nicola Piovani

con Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini e Tonino Taiuti

e con Alessandra Borgia, Franco Castiglia, Paolo Cutuli, Luciano D’Amico, Davide D’Antonio, Antonio Monaco, Lorenzo Praticò,  Barbara Santini, Patrizia Spinosi, Alfredo Troiano

chitarra Michele Bonè, flauto Viviana Pugliese, percussioni Claudio Marino

danzatrici ancelle Veronica Ambrosio, Carmen Combo, Giusi Di Martino, Marica Ferrillo

scene Paolo Petti

costumi Annamaria Morelli

disegno luci Gigi Ascione

movimenti coreografici Margherita Veneruso

direttore dell’allestimento Rosario Imparato

regista assistente Norma Martelli

una produzione Ente Teatro Cronaca

anno di produzione 2008

Lettore beato, che non hai nulla  da fare, ben puoi credermi senza tanti giuramenti, se ti dico che io vorrei che questo libro, figliuolo com’è del mio pensiero, fosse il più bello, il più brillante, il più geniale che si possa immaginare. Ma non ho potuto sfuggire alle leggi della natura, e in natura ogni cosa ne produce un’altra simile a sé. Quindi che cosa poteva produrre  il mio sterile ed incolto ingegno se non la storia di un figliuolo secco, allampanato, strambo, con la testa piena dei più disparati pensieri mai venuti in mente a nessuno? E non poteva essere altrimenti, perché egli è nato in una prigione dove stanno di casa tutti i disagi e tutti i più sinistri rumori.

L’opera di Miguel de Cervantes è il primo grande romanzo delle illusioni perdute. Verrebbe immediato e nostalgico alla mente un antico slogan “l’imagination au pouvoir”; non si tratta però solo di questo, bensì della consapevolezza di  una rivoluzione necessaria:  “l’imagination pour pouvoir vivre”.
In una società in piena decadenza Don Quijote diventa personaggio emblematico della protesta e del rifiuto ad adattarsi ai modelli che la società impone. E pur assumendo il ruolo contraddittorio, già nella sua stessa definizione, di “eroe comico”, Don Quijote dà alla sua condizione uno spessore tragico e sublime arrivando ad esprimere il suo potenziale eversivo nella libertà di volersi e potersi rappresentare in un mondo che sembra non aver posto per lui.
L’idea di dare vita ad uno spettacolo sulla vicenda di Don Quijote nasce vari anni or sono, quando, grazie alla preziosa collaborazione dello studioso Gerardo Guerrieri, Mariano Rigillo elabora il copione da cui ha preso spunto il testo dello spettacolo. Per la grande suggestione e teatralità che questo personaggio evoca, oggi più che mai mettere in scena Don Quijote rappresenta l’occasione di una riflessione sulla contemporaneità e la possibilità per l’incontro di  tradizione e innovazione, passato e presente.