Hot – chiamate in attesa
drammaturgia Rossella Fava, Viola Lucio e Chiara Tomei
regia Clio Saccà
con Giulia Mancini, Marta Chiara Amabile, Miriam Podgornik, Riccardo Dal Toso, Rossella Fava, Viola Lucio
musiche Matteo Bettanin
scene e costumi Francesca Martinalli
editor Rodolfo Ciulla
movimenti scenici Sonia Mingo
disegno luci Elena Vastano
direzione tecnica Fabrizio Giummarra
un progretto Talìa’s Machine
management Theatron con il supporto di Amuranza
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
PREMIO SCINTILLE 2019
PREMIO LA GIOVANE SCENA DELLE DONNE 2019
Hot – Chiamate in Attesa nasce da una riflessione sulla precaria condizione lavorativa che affligge la generazione dei trentenni di oggi. Commedia noir, grottesca e surreale, è la storia di sei centraliniste di una linea telefonica erotica, sei outsider che fanno di tutto per mantenere il proprio posto di lavoro. Un racconto di riscatto e formazione messo in scena dal collettivo Talìa’s Machine.
Lo spettacolo
Marcella, trentenne laureata in architettura, disoccupata, eterna stagista in attesa di un contratto, ha cominciato da poco l’ennesimo lavoretto momentaneo: la centralinista erotica.
È nell’azienda Hotline, nella periferia della sua città, che conosce Valery, Angelica, Penelope, Chicca e Fifì, donne borderline che in quel lavoro hanno trovato rifugio da un mondo che le ha rifiutate.
Solo dopo pochi mesi però, viene annunciato il fallimento dell’azienda e il licenziamento di tutte le dipendenti di lì a un anno. Marcella propone allora alla “boss” di Hotline un piano per incrementare i bilanci riconfigurando il profilo dell’azienda. Lavoro di squadra, formazione del personale, premi di produzione, ampliamento delle abilità e dell’offerta, la macchina dell’ intrattenimento avanza inesorabile nei mercati del sesso. Tutto funzionerà, per un po’, ma come ogni storia di successo e potere, non per sempre.
Note di regia
2010, Italia, in una grande città, una trentenne laureata in architettura, con master, certificazioni, varie esperienze all’attivo come stagista, non riesce a fare l’architetta. L’architetta, Marcella, che dovrà pur pagare le bollette e l’affitto, non solo torna a vivere con i suoi, ma decide di lavorare in un centralino erotico. Qui incontra le colleghe, un coro di cinque donne, cinque outsider, ognuna con un disagio esistenziale e un sogno assopito nel cassetto. Eppure nel micro mondo del centralino, avverranno delle metamorfosi: Marcella riuscirà a dare spazio alla sua ambizione, trasformando l’ufficio in un contact center all’avanguardia. Ma fuori dal centralino, il sistema-lavoro e le leggi di mercato, sanno essere spietati: o sbrani o sei sbranato, no?
Hot-chiamate in attesa, mostrando la parabola di Marcella e delle centraliniste (una storia in cui elementi fantastici e autobiografici si intrecciano), parla di lavoro e lavoratrici/ori di ogni età, sesso e provenienza geografica.
Nonostante le inarrestabili lotte di lavoratrici/ori e sindacati, le condizioni di lavoro, soprattutto per certe fasce “sensibili” e per certi settori, sono ancora svilenti e degradanti. E queste condizioni, spesso nocive, non solo vengono accettate -per la realistica paura di essere licenziati e l’altrettanto realistica difficoltà nel trovare un’altra occupazione- ma, a furia di subirle, vengono introiettate. Le dinamiche di sfruttamento, competizione e resa massima, imposte da molte realtà lavorative, ci atomizzano, spingendoci da una parte a un prestazionalismo disumano e dall’altra incoraggiano la “guerra tra poveri”.
Ma Hot-chiamate in attesa parla anche di relazioni, tramite sei tentativi di crescita ed emancipazione. Le relazioni fittizie ma non troppo con i clienti, le relazioni conflittuali tra le centraliniste, le relazioni con qualcuno che sta dall’altra parte della cornetta e dello schermo (mi vedi?). Marcella, Valery, Chicca, Angelica, Fifì e Penelope cercano, spinte dal desiderio di far fiorire i loro talenti, il proprio Spazio. Per ognuna di loro, Spazio vuol dire qualcosa di diverso; un posto di lavoro migliore, una dimora tutta per sé, una relazione appagante con se stesse, una relazione appagante con qualcun’altro (o magari tutto questo assieme).
La messa in scena
A scene corali (il microcosmo del centralino erotico) si alternano monologhi che rompono una sottilissima quarta parete. Come uno sciame d’api, le attrici trasformano di volta in volta lo spazio, alla ricerca della configurazione più adatta ai loro giochi e al servizio di una coreografia scenica improntata, a volte parodiandoli, a volte assecondandoli, sui ritmi iperefficenti e nevroticamente instabili del mondo nel quale viviamo. La scena consiste in sei sedie, sei strutture metalliche, alcune superfici in PVC opaco e sei cornette telefoniche. Tutto è leggero e manovrato a vista dalle attrici. Tutto può rappresentare ciò che esattamente è e/o alludere ad altre cose, altri luoghi (un harem, una stanzetta, una chiesa, la sala di una discoteca, uno spogliatoio, un labirinto mentale).
La luce chiude e apre degli spazi già di per sé astratti, asseconda le paure e gli eccitamenti, e con i giochi di ombre svela ciò che deve essere taciuto e deforma ironicamente sogni e visioni.
Gli squilli dei telefoni, tengono il tempo, dettando l’avanzare delle scene e le atmosfere sonore richiamano musica pop-dance anni ‘10, quella usata in molti spot pubblicitari e nei centri commerciali.
Clio Scira Saccà