Hot – chiamate in attesa

drammaturgia Rossella Fava, Viola Lucio e Chiara Tomei
regia Clio Saccà
con Giulia Mancini, Marta Chiara Amabile, Miriam Podgornik, Riccardo Dal Toso, Rossella Fava, Viola Lucio
musiche Matteo Bettanin
scene e costumi Francesca Martinalli
editor Rodolfo Ciulla
movimenti scenici Sonia Mingo
disegno luci Elena Vastano
direzione tecnica Fabrizio Giummarra

un progretto Talìa’s Machine
management Theatron con il supporto di Amuranza
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

PREMIO SCINTILLE 2019
PREMIO LA GIOVANE SCENA DELLE DONNE 2019

Asti
26 giugno 2021 – Spazio Kor

Milano
28 giugno 2021 – Teatro Menotti

Debutto: 26 giugno 2021, Spazio Kor, Asti

Hot – Chiamate in Attesa nasce da una riflessione sulla precaria condizione lavorativa che affligge la generazione dei trentenni di oggi. Commedia noir, grottesca e surreale, è la storia di sei centraliniste di una linea telefonica erotica, sei outsider che fanno di tutto per mantenere il proprio posto di lavoro. Un racconto di riscatto e formazione messo in scena dal collettivo Talìa’s Machine.

Lo spettacolo

Marcella, trentenne laureata in architettura, disoccupata, eterna stagista in attesa di un contratto, ha cominciato da poco l’ennesimo lavoretto momentaneo: la centralinista erotica.

È nell’azienda Hotline, nella periferia della sua città, che conosce Valery, Angelica, Penelope, Chicca e Fifì, donne borderline che in quel lavoro hanno trovato rifugio da un mondo che le ha rifiutate.
Solo dopo pochi mesi però, viene annunciato il fallimento dell’azienda e il licenziamento di tutte le dipendenti di lì a un anno. Marcella propone allora alla “boss” di Hotline un piano per incrementare i bilanci riconfigurando il profilo dell’azienda. Lavoro di squadra, formazione del personale, premi di produzione, ampliamento delle abilità e dell’offerta, la macchina dell’ intrattenimento avanza inesorabile nei mercati del sesso. Tutto funzionerà, per un po’, ma come ogni storia di successo e potere, non per sempre.

Note di regia

2010, Italia, in una grande città, una trentenne laureata in architettura, con master, certificazioni, varie esperienze all’attivo come stagista, non riesce a fare l’architetta. L’architetta, Marcella, che dovrà pur pagare le bollette e l’affitto, non solo torna a vivere con i suoi, ma decide di lavorare in un centralino erotico. Qui incontra le colleghe, un coro di cinque donne, cinque outsider, ognuna con un disagio esistenziale e un sogno assopito nel cassetto. Eppure nel micro mondo del centralino, avverranno delle metamorfosi: Marcella riuscirà a dare spazio alla sua ambizione, trasformando l’ufficio in un contact center all’avanguardia. Ma fuori dal centralino, il sistema-lavoro e le leggi di mercato, sanno essere spietati: o sbrani o sei sbranato, no?
Hot-chiamate in attesa, mostrando la parabola di Marcella e delle centraliniste (una storia in cui elementi fantastici e autobiografici si intrecciano), parla di lavoro e lavoratrici/ori di ogni età, sesso e provenienza geografica.
Nonostante le inarrestabili lotte di lavoratrici/ori e sindacati, le condizioni di lavoro, soprattutto per certe fasce “sensibili” e per certi settori, sono ancora svilenti e degradanti. E queste condizioni, spesso nocive, non solo vengono accettate -per la realistica paura di essere licenziati e l’altrettanto realistica difficoltà nel trovare un’altra occupazione- ma, a furia di subirle, vengono introiettate. Le dinamiche di sfruttamento, competizione e resa massima, imposte da molte realtà lavorative, ci atomizzano, spingendoci da una parte a un prestazionalismo disumano e dall’altra incoraggiano la “guerra tra poveri”.
Ma Hot-chiamate in attesa parla anche di relazioni, tramite sei tentativi di crescita ed emancipazione. Le relazioni fittizie ma non troppo con i clienti, le relazioni conflittuali tra le centraliniste, le relazioni con qualcuno che sta dall’altra parte della cornetta e dello schermo (mi vedi?). Marcella, Valery, Chicca, Angelica, Fifì e Penelope cercano, spinte dal desiderio di far fiorire i loro talenti, il proprio Spazio. Per ognuna di loro, Spazio vuol dire qualcosa di diverso; un posto di lavoro migliore, una dimora tutta per sé, una relazione appagante con se stesse, una relazione appagante con qualcun’altro (o magari tutto questo assieme).

La messa in scena

A scene corali (il microcosmo del centralino erotico) si alternano monologhi che rompono una sottilissima quarta parete. Come uno sciame d’api, le attrici trasformano di volta in volta lo spazio, alla ricerca della configurazione più adatta ai loro giochi e al servizio di una coreografia scenica improntata, a volte parodiandoli, a volte assecondandoli, sui ritmi iperefficenti e nevroticamente instabili del mondo nel quale viviamo. La scena consiste in sei sedie, sei strutture metalliche, alcune superfici in PVC opaco e sei cornette telefoniche. Tutto è leggero e manovrato a vista dalle attrici. Tutto può rappresentare ciò che esattamente è e/o alludere ad altre cose, altri luoghi (un harem, una stanzetta, una chiesa, la sala di una discoteca, uno spogliatoio, un labirinto mentale).
La luce chiude e apre degli spazi già di per sé astratti, asseconda le paure e gli eccitamenti, e con i giochi di ombre svela ciò che deve essere taciuto e deforma ironicamente sogni e visioni.
Gli squilli dei telefoni, tengono il tempo, dettando l’avanzare delle scene e le atmosfere sonore richiamano musica pop-dance anni ‘10, quella usata in molti spot pubblicitari e nei centri commerciali.
Clio Scira Saccà

Nel 2019 lo spettacolo vince la decima edizione del Premio Scintille, promosso dal Festival Asti Teatro, in collaborazione con Tieffe Teatro Milano e la Fondazione Piemonte dal Vivo, con la seguente motivazione:

La giuria ha particolarmente apprezzato la qualità e l’originalità drammaturgica che ha saputo ben miscelare i diversi livelli narrativi tra comicità grottesca e riflessione esistenziale, tra dialoghi vivaci e monologhi interiori, per uno spaccato di vita che, dall’assurdo di un luogo non luogo abitato dalla ferocia dei conflitti per la sopravvivenza, prova a raccontarci i disagi di un’epoca contemporanea e anche di una generazione che rischia di perdere identità e dignità in cambio di quel pur minimo riconoscimento alla propria esistenza.

Nello stesso anno il lavoro del collettivo Talìa’s Machine viene premiato al concorso La giovane scena delle donne, la sezione de “La Scena delle donne” rivolta alle giovani generazioni di teatranti che si cimentano nella rappresentazione del mondo delle donne e del rapporto fra i sessi.

 

Talìa’s Machine è un collettivo fondato da attrici diplomate alla scuola Paolo Grassi di Milano. Talìa’s è un’indagine sul contemporaneo, sul ruolo del Teatro e sulla sua specificità all’interno del tessuto sociale. Talìa’s è una macchina: relazione dialettica tra le maestranze e i linguaggi scenici. Privilegia la scrittura di testi inediti. Assumendo come punto di partenza la documentazione e la raccolta di interviste dirette, è nell’ incontro con gli attori (improvvisazioni, drammaturgia attiva) e il gruppo artistico che conduce la sua ricerca “per la scena”.
Nel 2018, la compagnia vince la settima edizione della rassegna MaldiPalco di Tangram Teatro (Torino) con Alcesti, vittoria che si ripete l’ anno seguente con Tutte loro che si aggiudica il premio per la nona edizione.
Sempre nel 2019 Talia’s machine vince i premi La giovane scena delle donne e Scintille con lo spettacolo Hot- Chiamate in attesa.