di Carlo Goldoni

riscritto e diretto da Roberto De Simone

con Maddalena Crippa

e con Luciano Roman, Renata Fusco, Leonardo Petrillo, Ciro Damiano, Maria Rosaria Carli, Giuseppe Ranoia

con la partecipazione straordinaria di Cosimo Cinieri

scene Mauro Carosi

costumi Odette Nicoletti

musiche di Antonio Vivaldi e Giambattista Pergolesi

riscritte da Roberto De Simone

regista collaboratore Mariano Bauduin

disegno luci Luigi Ascione

movimenti coreografici Renata Fusco

produzione Ente Teatro Cronaca

anno di produzione 2005

Scritta nel 1752, la Donna vendicativa è tra le più vivaci commedie di Goldoni, ma, chissà perché, affatto rappresentata (io non ne ricordo nessun allestimento).

La vicenda mette in evidenza una società ipocritamente cinica ed egoista, della quale fanno parte padroni e servi, padri e figli, parenti e amici, parimenti impegnati a sopraffarsi, a mentirsi, a truffarsi.
Significante protagonista è la serva Corallina che, ingannata da Florindo, mette in atto una perfida vendetta, per la quale penalizza la figlia del suo padrone Ottavio. Nel contempo, di costui finge di accettare le profferte amorose, manovrandone l’egoismo e la senile dipendenza erotica.

Difatti Ottavio, vecchio avaro e collerico, non ha scrupoli nel fare violenza alla volontà della figlia Rosaura, pur di sbarazzarsene egoisticamente e secondare i subdoli piani di Corallina.
Né meno ipocrita si mostra Florindo, amante di Rosaura, che, nelle prime scene, pur di raggiungere i suoi intenti, si finge ambiguamente innamorato di Corallina, e ne carpisce l’affetto e la fiducia.

L’intreccio degli episodi è dipanato e ingarbugliato da una drammaturgia sapientissima, da una penna geniale, che sorprende per le inaspettate soluzioni teatrali, tra le più brillanti della produzione goldoniana. Il finale, carico di amarezza, non è affatto liberatorio o lietamente solutivo; esso raggiunge d’improvviso lo sconcerto dello spettatore, svelandogli una cruda realtà dove non sussistono vincitori o vinti: i personaggi appaiono tutti vittime e carnefici di un nuovo tipo di società borghese, ancora più immorale ed egoista della declinante ed esausta nobiltà, prossima al collasso.

E in Corallina si agita quell’ odio verso i padroni che può far presagire, con secoli d’anticipo, Jenny dei pirati con una vendicatività, o rivendicatività, che in Goldoni diventa autodistruttiva, in Brecht diventerà rivoluzionaria.

Roberto De Simone

Nota storica

Così Goldoni scrive: – Questa che ha per titolo la Donna vendicativa, è l’ultima Commedia da me composta negli anni cinque, ne’ quali impiegata ho la mia penna pel Teatro detto di Sant’Angiolo, in Venezia, (…) Fu da me consegnata nel Carnovale dell’anno 1752, a tenor dell’impegno, ma fu poi posta in iscena dal Medebach in Venezia la sera dell’Autunno seguente.
Ciò egli avrà fatto, perché così di comodo e di piacere gli sarà riuscito; ma alcuni spiriti capricciosi che tutto in mala parte convertono, hanno disseminato ch’ei nella prima sera dell’ Autunnno suddetto la facesse rappresentare, temendo che in altro Teatro prima di lui io divisassi di esporla. (…).
Ciò che maggiormente sorprende della commedia di Carlo Goldoni, è la sottilissima amarezza che accompagna tutti i personaggi, in particolar modo quello di Corallina, serva astuta e cinica, ma lo stesso si dica per i giovani: Rosaura non manca di cinismo, Beatrice è calcolatrice sottile, Florindo non è per nulla vittima degli intrighi della serva scaltra, ma sembra esserne stranamente partecipe; stupisce, dicevo, la connotazione drammatica dei personaggi, che non vengono, assolutamente, connotati dai convenzionali merletti della commedia di carattere goldoniana. È evidente l’amarezza che il nostro Goldoni provava nell’ultimo anno del suo lavoro al Teatro di Sant’Angelo, e nella commedia La Donna vendicativa, egli cerca di riscattarsi dalla delusione nei confronti del suo impresario Medebach, dopo aver portato lustro al teatro e alla stessa compagnia di attori, dove tra l’altro, faceva parte la stessa moglie del Medebach, che nella commedia interpretava il personaggio di Rosaura.
Commedia delle amarezze, degli intrighi, delle seduzioni ipocrite: l’allestimento, curato da Mauro Carosi, si atterrà a questa chiave di lettura, cercando di risolvere il tutto su un piano comico che, però, risenta dell’elemento cinico dei personaggi; le musiche, appositamente composte da Roberto De Simone, saranno eseguite da due suonatori di corno, come se tutto nascesse da una caricatura del teatro di maniera, sullo stampo di quelle che Pier Leone Ghezzi eseguiva sui grandi artisti musicali e teatrali del Settecento italiano.

Fotografie