di Raffaele Viviani

regia di Mariano Rigillo

con Mariano Rigillo, Regina Bianchi, Massimo Abbate, Marta Bifano, Gigi Savoia

produzione Ente Teatro Cronaca

anno di produzione 1980-1981

Pescatori, dramma in tre atti del 1925, rappresenta una comunità che vive secondo le ferree regole di una organizzazione tribale. Sistemati e quasi confinati sulla spiaggia di Mergellina, i pescatori consumano la loro dura e triste esistenza tra la baracca sulla spiaggia e il mare aperto, incalzati dall’avanzare dell’edilizia abusiva e selvaggia: « … già simmo arrivate ‘n terr’arena. N’atu palazzo ch’aizano…

«La scena è sezionata. A sinistra, appare l’interno della baracca peschereccia di Zi’ Austino Caramiello, detto “Cient’anne”, costruita da oltre un secolo, con rozze tavole. Dai vetri di un’ampia finestra della parete frontale, dalla porta comune che segue, e da una larga cancellata, aperta nella parete di destra, si scorge indistintamente l’esterno (che occupa l’altra metà del palcoscenico): l’arenile, il mare che lo lambisce a riva e l’orizzonte lontano, a notte: una ventosa notte invernale. Sull’arenile, alcune grosse barche tirate a secco; altre, pronte ad essere calate in mare, sono all’estremo limite destro della scena dove s’innalza il traguardo di un’alta scogliera. In primo piano, nella parete di sinistra della baracca, si apre una porticina che comunica con un secondo vano. Ovunque vi sono reti, nasse, funi, ceste, remi, coffe di giunco, qualche timone in disuso ed altri arnesi da pesca. Pendono dal soffitto a travate un veliero in miniatura ed un lume di bordo che inonda di povero chiarore l’ambiente. Lungo la cancellata un lettuccio di ferro, con una specie di materasso fatto di canne.
Nell’interno, Zi’ Austino – un vecchietto rinsecchito e smilzo – è seduto su di una sedia a sdraio da piroscafo, accanto ad un braciere acceso. Intorno al fuoco, coi volti alla fiamma, seggono anche Pascale, detto “ ‘O spasellaro” – un omone sui cinquant’anni-, il giovane ‘Ndrea detto “Temmone”, dal volto affilato ed angoloso, e Gennarino, detto “Ciceniello”, che è quasi un ragazzo, e che tra i due compagni che suonano l’uno un mandolino, l’altro una chitarra, va accennando a fior di labbra una canzone marinaresca. Il canto raggiunge l’esterno dove gli altri pescatori – con casacche e berretti di tela cerata- sono intenti a contemplare il carico degli attrezzi sulle barche, per l’imminente partenza per la pesca».
R. Viviani, I pescatori, in ID., I capolavori, a cura di A. Lezza, Napoli, Guida, 1992, pp.397-8
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